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Claudio Di Carlo

KK11
13'12'' 2013

Pescara, 1954
Negli ultimi anni il gesto pittorico di Claudio Di Carlo si è sempre misurato con la proliferazione segnica e de-realizzante dell’immaginario mediale. Tra lo spettacolo delle merci e la più fondamentale geografia del desiderio, l’autore ha trovato nella figura femminile quella specifica zona di intensità attraverso cui esprimere un proprio personale rapporto tra la vita e l’arte, la natura inevitabilmente ambivalente della nostra esperienza sensibile, sempre sospesa tra artificio e autenticità. In effetti, Di Carlo agisce sempre su questo doppio binario. Da una parte trasforma il corpo in simulacro, ovvero in un sentire che definisce la passione sociale condivisa. Dall’altra parte, proprio grazie a questa primaria valutazione emozionale, di per sé artificiosa, riattiva il nostro sentire, mobilita la carne, quella di chi guarda, come possibilità di riapertura del senso. Nel farsi protesi, estensioni del nostro desiderio, le sue Figure di donne diventano “metafore attive” che trasformano e trasmettono esperienza. Germano Scurti

M° d'arte - Istituto statale d'arte