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Centrum Naturae di Giovanni Gaggia e Mona Lisa Tina - 2014 
Giovanni Gaggia

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La mia opera è fondamentalmente ricerca d'equilibrio fra azione performativa e disegno. Sono questi i luoghi in cui la mia poetica, sempre e comunque aderente alla fisicità del corpo, è andata definendosi negli anni. In particolare essa si è concentrata sull'immagine del cuore; un cuore anatomico e carnale, protagonista ...

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Cruoris Factum
7'27'' 2013

Centrum Naturae di Giovanni Gaggia e Mona Lisa Tina - 2014 
Giovanni Gaggia

Centrum Naturae di Giovanni Gaggia e Mona Lisa Tina - 2014
6'5'' HD 6'04'' Courtesy dell'artista

CENTRUM NATURAE
Io inciampo inciampo spesso e anche perdo l'equilibrio senza motivo, così da ferma come ci fosse un invisibile salto. Io mi addormento nella veglia, seguo un'altra scia rispetto a quella evidente del discorso e della vista. Seguo un'assenza di mappe come un fiuto di trasparenze, mi ritrovo senza filo e geografia in un campo aperto campo di pace antelucana non di battaglia. E io sbadiglia. (Chandra Livia Candiani)1

Le parole di Chandra Livia Candiani introducono in maniera cristallina il senso ultimo di Centrum Naturae, non senza innescare il piacere subdolo del dubbio che ci trascina sulle sponde di infiniti interrogativi. Non è forse vero che l'uomo contemporaneo sta perdendo l'equilibrio pur restando fermo? E qual è quell'altra scia da seguire, oltre quella evidente del discorso e della vista, se non quella della relazione con l'altro da sé ed il mondo attraverso la ricerca di uno spazio senza confini, in cui l'Io è costretto a sbadigliare, perchè spogliato di tutta la sua arroganza?

Fiutare le trasparenze significa farsi guidare dalla pelle, dall'udito, dall'odorato: in una parola dall'energia del proprio corpo. Galimberti nel suo saggio Il corpo2, sottolinea l'impossibilità di ignorare lo status corporeo quale strumento con cui attraversiamo il mondo e tocchiamo l'altro. Entrare in contatto con l'altro da sé significherebbe così mettere in atto una liberazione metaforica attraverso un gesto atavico che riporta ad antichi riti sacrificali ed espiatori.
Nell'agire performativo si ricostruisce quell'unione tra corpo ed esistenza, messa in crisi a partire da Platone e sulla cui base si è formata la cultura occidentale, ed è dunque proprio per la specificità del suo intervento che la performance svolge una funzione relazionale.
Non è un caso che Centrum Naturae abbia la struttura circolare di un progetto complesso che parte da un percorso espositivo in cui i due artisti, Giovanni Gaggia e Mona Lisa Tina, si cercano sulle orme di scatti fotografici, sinonimi di una ricerca che parte da diversi orizzonti per poi intrecciarsi nell'azione performativa. E allora se per Gaggia la fotografia è un percorso catartico che serve ad arrivare al sé per poi risalire in superficie e cercare l'altro, per Mona Lisa Tina l'immagine fotografica è il testimone di quell'azione irripetibile, la cui enfasi risiede proprio nell' impossibilità di futuribile tangenza se non attraverso la memoria segnica registrata su carta o video. Dalla fotografia all'azione e dall'azione alla fotografia, il percorso centripeto e centrifugo di Centrum Naturae si salda tuttavia nel momento fondante della performance che trasforma l'incontro in un rituale nel quale il corpo, attraverso la sua nudità, si riappropria di ciò che rappresenta.

In questo coacervo di energie ha un ruolo determinante il fruitore, ma non solo. La performance non ha ragion d'essere senza il suo pubblico, anzi si plasma sulla reazione dello stesso. Ma questa volta quello che i due artisti si sono spinti a fare va oltre. Sulle orme di ciò che Zumthor scrive sul testo, La presenza della voce3, il tentativo è quello di rinviare all’idea dell’unione delle espressioni artistiche piuttosto che ad una loro specializzazione, un pò come nella funzione dei rituali primitivi dove un universo sensibile è corpo sociale. Ed è significativo ricordare proprio come Federico Garcia Lorca rivendichi l’origine magica delle arti il cui strumento è il corpo, e che solo uno sviluppo tardivo ha dissociato: danza, musica poesia. “Se con la danza i corpi dei primitivi compongono simbolicamente l’ordine della natura con quello della cultura, col respiro accordano l’interno con l’esterno, lo spirito con la materia” (Galimberti, Il corpo, p. 36). Ed allora la danza entra in simbiosi con la performance in un'ibridazione estetica che mappa le carte emozionali del pubblico smarrito in un gioco di specchi equivoco. Si rintraccia così quella comune intesa sulla risonanza corporea che costituisce un campo relazionale ed energetico tale da diventare comune denominatore di un sistema teso alla relazione come vero oggetto-soggetto di conoscenza. Ma tutti noi siamo corpi liquidi in una storia liquida. Ed è proprio il concetto di liquidità del corpo, mutuato da Bauman4, che rimanda alla difficoltà di ancoraggio forte dell’individuo al corporeo, quale luogo-tramite della conoscenza, delle relazioni, delle esperienze. La liquidità delle relazioni, mette in discussione il corpo quale luogo primario del nostro rapporto tangibile col mondo e con gli altri. Chiediamoci dunque come sia possibile “ad un’umanità senza occhi, mani, piedi, senza più la coscienza del dolore, della gioia, senza più la cognizione della vita o della morte, trovare un limite, conservare una misura delle cose, un’idea dell’umano5”, e ancora come sia possibile trovare il Centrum Naturae.
Debora Ricciardi

musiche: Roberto Paci Dalò - Sense 1+1 riprese e montaggio: Simona Bramati hanno partecipato Walter Zacchini Francesco Pierini Grazia Rizza special thanks: Maris Casamenti Alessandro Giampaoli Giovanna Giannini Guazzugli Debora Ricciardi Daniela Rossi Gianluca Terenzi Nedo Zanolini