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Blinding plan - 2011 
Debora Vrizzi

Info su Debora Vrizzi

Ho cominciato il mio percorso artistico come fotografa. Poco alla volta ho avvertito l'esigenza di entrare in scena personalmente. Utilizzare il mio corpo, piuttosto che quello di amici e parenti, come oggetto di rappresentazione, è un tentativo di analizzare ed esorcizzare il mio vissuto, le mie paure, le mie inquietudini. Le suggestioni ...

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Altre Opere

Frame line
4'9'' 2008

Submergency
1'10'' 2007

Un_happy ending
14'59'' 2007

Family Portrait
3'22'' 2012

Blinding plan - 2011 
Debora Vrizzi

Blinding plan - 2011
7'3'' dvd / full HD Courtesy dell'artista

"Questo lavoro nasce da una riflessione sul senso dell'arte contemporanea e su come essa si connoti spesso in maniera autoreferenziale. Per realizzarlo sto girando per vari musei d'arte contemporanea sia italiani che esteri (MAXXI, MACRO, Fondazione della Fotografia, MOMA), cogliendo il momento come in un reportage. Le persone che ho fotografato pertanto non sono mai in posa. Sono partita da una domanda semplice ma provocatoria: se entrassi in un museo d’arte contemporanea, fotografassi le opere lì esposte assieme alle persone che le stanno ammirando e poi facessi sparire le opere stesse, cosa otterrei? Innanzitutto ho evidenziato lo spaesamento della gente di fronte all'arte contemporanea. Gli sguardi al vuoto del pubblico denunciano l'incapacità di vedere e capire l'arte che ci viene proposta/imposta. C’è ancora molta distanza da colmare tra proposta artistica a fruizione consapevole. In secondo luogo, mi sono accorta di come buona parte della gente vada al museo giusto per poter dire: “Ci sono stato anch’io!”, un po’ come si fa coi monumenti che si trovano per strada, al fianco dei quali ci si fa immortalare senza pensare minimamente a cosa essi rappresentino. Tanto più oggi, che gli edifici museali sono diventati opere d’arte in sé. Alla fin fine si va al museo con lo spirito con cui si scatta una foto/cartolina a un bel paesaggio: poca osservazione critica, piuttosto, un'ansia da prestazione dettata dal bisogno di fissare quell'attimo, di non dimenticarselo, di certificarlo ai posteri. Cancellare le opere d'arte è dunque uguale a sollevare “il velo di Maya”, rivelando la banalizzazione della loro fruizione. Paradossalmente sono i musei più che le opere a uscirne messi a nudo.

regia / camera operator_debora vrizzi post production_michele bonotto /studio La Testuggine montaggio_maria fantastica valmori sound_vincenzo urselli